Astenuti i consiglieri di opposizione. Approvati tutti gli emendamenti predisposti dall’assessore De Luca e dai consiglieri Betti (Pd) e Ricci (Avs). In legge anche la clausola valutativa proposta dal consigliere Pernazza (FI)
Con 12 favorevoli della maggioranza e 8 astenuti dei consiglieri di minoranza l’Assemblea legislativa dell’Umbria ha approvato il Disegno di legge di iniziativa della Giunta regionale concernente ‘‘Misure urgenti per la transizione energetica e la tutela del paesaggio umbro’. Sì a nuovi emendamenti (astensione opposizione), dopo quelli già approvati in Commissione, proposti dall’assessore Thomas De Luca, a cui sono seguiti, con uguale esito positivo, altri dei consiglieri Cristian Betti (Pd) e Fabrizio Ricci (Avs). Approvata anche la proposta di Laura Pernazza (FI) circa la previsione in legge della clausola valutativa, respinte invece altre sue proposte emendative.
L’obiettivo della legge, come è stato ribadito anche oggi in Aula, è quello di conciliare l'accelerazione verso l'autonomia energetica con la salvaguardia del patrimonio paesaggistico e culturale, rispondendo all'obbligo di individuare le aree idonee e non idonee all'installazione di impianti a fonti di energia rinnovabile (FER), in ottemperanza al D.Lgs. 199/2021. Viene promosso un mix energetico diversificato privilegiando la realizzazione di impianti diffusi, di piccole e medie dimensioni, prossimi alla domanda, e si riconoscono le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) come pilastro del sistema, dichiarando idonea ogni area ad esse destinate, favorendo l'autoproduzione e contrastando la povertà energetica. Vengono definite le aree idonee, che includono le superfici antropizzate e compromesse, le coperture, le aree edificate, parcheggi, aree dismesse, discariche e infrastrutture esistenti. I tempi autorizzativi per queste aree saranno ridotti e il parere paesaggistico non sarà vincolante, incentivando la rigenerazione delle aree già antropizzate. Grande attenzione è dedicata all'agrivoltaico, con requisiti stringenti nelle aree non idonee per garantire benefici alla biodiversità e all’identità culturale umbra, promuovendo pratiche sostenibili. La legge impone requisiti rigorosi per minimizzare gli impatti ambientali e una ripartizione territoriale equa degli impianti. Sono previste garanzie finanziarie per la dismissione degli impianti e un programma di compensazioni ambientali e territoriali a carico dei proponenti, con percentuali significative dei proventi da destinare ai comuni o alle CER.
Tra le proposte emendative (approvate) dell’assessore De Luca, quella in cui viene ulteriormente sottolineata la non retroattività e il periodo di applicazione della legge. La modifica chiarisce che il disegno di legge è applicabile sull'intero territorio regionale. L'applicazione delle disposizioni normative, nel rispetto del principio del "tempus regit actum", non avrà carattere retroattivo per quanto concerne i contributi, gli oneri di natura economica o i criteri di ammissibilità delle richieste che avrebbero potuto, di fatto, escluderle in via preordinata, violando il legittimo affidamento del proponente. La legge si applica esclusivamente nell'ambito dell'iter autorizzativo, nel contesto delle prerogative assegnate alle autorità procedenti dalle normative nazionali.
Tra gli altri emendamenti anche quello in cui vengono definite le aree idonee riservate esclusivamente alla risorsa eolica attraverso specifici criteri volti a minimizzare gli impatti in un territorio in cui la stessa fonte è disponibile esclusivamente onshore. Il primo criterio stabilisce una misura massima di scala in 100 metri di altezza totale dell’impianto al mozzo. Si tratta di una taglia minima per ridurre in maniera significativa la visibilità dai punti di interesse panoramico nell’analisi dell’intervisibilità teorica. Il punto centrale del secondo criterio è invece quello della bassa visibilità panoramica dai coni visuali la cui immagine è storicizzata e identifica i luoghi dell’Umbria anche in termini di notorietà internazionale e attrattività turistica identificati con i beni vincolati. Il terzo criterio è quello della disponibilità del vento che deve essere superiore ai 6 m/s, al fine di garantire che la realizzazione dell’impianto corrisponda all’interesse pubblico prevalente di realizzazione di energia rinnovabile. Vengono inserite le aree per cui i Comuni hanno richiesto il riconoscimento dell’idoneità nella fase di consultazione.
INTERVENTI
Letizia Michelini (Pd-presidente Seconda commissione-Relatrice di maggioranza): “Il provvedimento, in linea con il decreto legislativo n. 199 del 2021 e con il decreto ministeriale 21 giugno 2024, risponde all’obbligo per le Regioni di individuare le aree idonee e non idonee all’installazione di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili (FER), con l’obiettivo di coniugare la transizione energetica con la tutela del paesaggio, delle aree agricole e forestali e del patrimonio ambientale e culturale dell’Umbria. La legge si fonda sui principi dell’articolo 9 della Costituzione e dello Statuto regionale, promuovendo il diritto delle persone a vivere in un ambiente salubre e sostenibile, e riconoscendo l’ambiente, il paesaggio e la biodiversità come beni essenziali della collettività. Intende assicurare il raggiungimento dell’autonomia energetica regionale entro il 2050; promuovere la pianificazione sostenibile e la razionalizzazione dell’uso del suolo; sostenere la nascita e la diffusione delle comunità energetiche rinnovabili; tutelare le risorse naturali e il paesaggio umbro quale elemento identitario e di sviluppo sostenibile. Il disegno di legge si compone di 11 articoli, che disciplinano in modo organico: l’individuazione delle aree idonee e non idonee, la prevalenza dell’idoneità in casi specifici; la promozione dei sistemi di accumulo energetico e delle reti integrate; la definizione dei criteri di mitigazione degli impatti ambientali e delle compensazioni; gli oneri istruttori e le modalità di monitoraggio annuale; la clausola di invarianza finanziaria e le norme finali. La Commissione dopo aver espletato una serie di audizioni dei soggetti individuati dalla commissione stessa: associazioni, rappresentanti di categoria e istituzionali, ha esaminato emendamenti presentati dalla maggioranza: il primo interviene sull’articolo 1, chiarendo l’applicazione del disegno di legge ai procedimenti autorizzativi già avviati, limitatamente agli aspetti valutativi e progettuali, nel rispetto del principio del tempus regit actum. L’emendamento 2 modifica l’articolo 3, recependo osservazioni emerse nelle audizioni. Chiarisce che le aree idonee individuate dal d.lgs. 199/2021 rientrano tra quelle del disegno di legge; elimina il limite di superficie legato ai fabbisogni energetici dei membri delle comunità energetiche rinnovabili (CER), per favorire una partecipazione aperta; e introduce un nuovo comma 4 bis che esclude dal calcolo della SUC e degli indici di copertura le superfici di impianti realizzati su aree pubbliche o di utilità, se il Comune è soggetto fondatore della CER, prevedendo anche vasche di accumulo per l’acqua piovana. L’emendamento relativo alla lettera u dell’articolo 3, presentato dalla consigliera Pernazza, aveva il medesimo oggetto di quello proposto dalla maggioranza. I due testi sono stati quindi fusi in un unico emendamento condiviso, che è stato approvato all’unanimità. L’emendamento n. 3 aggiunge un comma 2 bis all’articolo 5, stabilendo che per gli impianti delle CER collocati in aree non idonee, la potenza non possa superare i fabbisogni energetici dei membri. La Commissione ha riconosciuto l’importanza del provvedimento come strumento normativo urgente, necessario a garantire l’allineamento dell’Umbria agli obiettivi nazionali ed europei di decarbonizzazione e sicurezza energetica, con una forte attenzione alla specificità territoriale e paesaggistica regionale. Il disegno di legge rappresenta un atto di responsabilità politica e istituzionale, che coniuga innovazione tecnologica e tutela ambientale. Nel sottolinearne il valore strategico, invita l’Assemblea legislativa ad approvare il provvedimento, riconoscendolo come fondamento della nuova politica energetica regionale e come strumento di equilibrio tra sviluppo sostenibile, tutela del paesaggio e coesione sociale”.
Laura Pernazza (FI- relatore di minoranza): “Nel corso dell’esame del disegno in Commissione è emerso fin da subito un evidente grado di confusione nell’iter legislativo, dovuto alle continue modifiche del testo e alla trasmissione di versioni differenti del provvedimento. Situazione aggravata dalla presentazione, a meno di ventiquattro ore e ulteriori aggiornamenti ricevuti a mezz’ora dall’inizio dall’esame in Aula, di numerosi e sostanziali emendamenti da parte dell’Assessore De Luca, dei quali non era stato dato alcun cenno in Commissione, rendendo così impossibile effettuare i necessari approfondimenti e le opportune valutazioni di merito. Emendamenti sostanziali che in alcuni passaggi stravolgono la versione iniziale. Le audizioni delle associazioni di categoria in commissione sono state convocate su richiesta della minoranza. Approfondimenti e confronti in Commissione hanno consentito di migliorare parzialmente il testo. Prendiamo atto come alcuni emendamenti, presentati dall’Assessore, hanno addirittura soppresso emendamenti della Commissione e quindi della maggioranza stessa. Particolarmente rilevante l’emendamento presentato dalla minoranza a mia prima firma e successivamente presentato dalla maggioranza e approvato all’unanimità, che ha previsto la soppressione parziale della lettera u) del comma 1 dell’articolo 3. Questa disposizione, nella versione originaria, imponeva che, per i progetti a servizio di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), fosse presentata ex ante la documentazione attestante i fabbisogni energetici dei membri. L’accoglimento di questa proposta ha rappresentato un passaggio di responsabilità e di collaborazione istituzionale, per il quale va riconosciuto l’impegno dell’Assessore competente e della Presidenza della Commissione. L’emendamento approvato consentirà di favorire la diffusione delle Comunità Energetiche Rinnovabili, ma sarà ora indispensabile accompagnare questa innovazione con strumenti di supporto adeguati. Per le CER sarà necessario prevedere fondi dedicati, contributi a fondo perduto, bandi specifici e servizi di assistenza tecnica, rivolti a Comuni, imprese e cittadini. Come minoranza abbiamo chiesto in Commissione di valutare l’impatto effettivo del provvedimento sulle procedure pendenti al momento dell’entrata in vigore della legge. Abbiamo chiesto di conoscere quanti e quali procedimenti autorizzativi già avviati presso i Comuni sarebbero rientrati nell’ambito delle nuove norme, per stimare la reale portata della legge e le possibili ripercussioni amministrative, ma nessuna risposta puntuale è stata fornita. In Commissione abbiamo sottolineato anche la necessità di attendere la piena attuazione della normativa nazionale in materia di aree idonee e non idonee per gli impianti a fonti rinnovabili, al fine di evitare contenziosi e di non dover procedere in seguito a un inevitabile adeguamento della disciplina regionale. La scelta di legiferare prima della definizione dei criteri nazionali, previsti per fine mese, come segnalato anche da Confindustria e da altri soggetti auditi, espone la Regione a potenziali conflitti di competenza e alla necessità di future modifiche per conformarsi agli atti statali. Abbiamo inoltre evidenziato divergenze significative rispetto alle attuali disposizioni statali in materia di aree idonee e procedimenti autorizzativi per gli impianti a fonte rinnovabile. Un ulteriore aspetto fondamentale riguarda la mappatura delle superfici del territorio regionale, con l’individuazione puntuale delle aree idonee e non idonee in relazione alla tipologia di fonte energetica e ai vincoli esistenti. La disponibilità di tale strumento, accessibile a tutti gli operatori pubblici e privati, rappresenterebbe un mezzo di orientamento e trasparenza essenziale sia per chi intenda investire sia per i tecnici comunali e regionali chiamati a istruire le pratiche. Questo è fondamentale, l’abbiamo più volte segnalato sia noi che le associazioni di categoria e notiamo che finalmente l’assessore ha in parte recepito questa necessità negli emendamenti. Il testo approvato dalla Commissione introduceva misure di natura retroattiva, tale impostazione rischia di esporre, dopo la Sardegna, anche la Regione Umbria a rilievi di illegittimità costituzionale, poiché le Regioni devono attenersi ai principi di proporzionalità, bilanciamento e compatibilità stabiliti dalle direttive europee e dalla normativa statale. Prendiamo atto degli emendamenti presentati in questo senso dall’assessore De Luca che vista la delicatezza dell’argomento trattato, farebbe bene a prendersi del tempo per approfondire in commissione. Particolari perplessità suscita l’articolo 4, che definisce le aree non idonee. Il comma 1 prevede che, per le aree individuate come non idonee, ‘sussiste un’altissima probabilità di esito negativo’ del procedimento autorizzativo. L’inserimento in una legge di un concetto valutativo e indeterminato è inopportuno, poiché genera incertezza giuridica e riduce la prevedibilità delle decisioni amministrative, in contrasto con il principio di certezza del diritto. Da evidenziare come l’articolo 4, comma 3, includa tra le aree non idonee anche quelle relative ai beni sottoposti a tutela (Codice dei beni culturali e del paesaggio). Tra questi rientrano anche gli immobili vincolati ope legis. Questa categoria è molto ampia e comprende, ad esempio, beni immobili di proprietà pubblica con più di settant’anni di età, come ponti, scuole, edifici e manufatti di varia natura, diffusi su tutto il territorio regionale, anche nei piccoli borghi e nelle frazioni più periferiche. Per le caratteristiche stesse dell’Umbria, ricca di patrimonio storico e architettonico, la presenza di tali beni è estremamente estesa e capillare. L’applicazione automatica di questo criterio, unita alla fascia di rispetto che la normativa impone attorno ai beni tutelati, determinerebbe una drastica estensione delle aree non idonee, con il rischio di limitare fortemente la possibilità di installazione di impianti FER anche in contesti privi di reale valore storico-artistico. Solo attraverso una mappatura precisa e aggiornata sarà possibile evitare un’applicazione sproporzionata e indiscriminata della norma, garantendo un adeguato equilibrio tra tutela del patrimonio e promozione della transizione energetica, in coerenza con le peculiarità territoriali e culturali dell’Umbria. Prendiamo atto dell’emendamento presentato dall’Assessore De Luca che sopprime il comma 5 dell’articolo 3, originariamente finalizzato a favorire la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili promosse dai Comuni in qualità di soggetti fondatori. La sua eliminazione appare ingiustificata e incoerente rispetto agli obiettivi dichiarati della legge, in quanto indebolisce il ruolo dei Comuni nella promozione delle CER. Chiediamo chiarimenti in merito all’iter procedurale adottato dall’Assessore per la definizione dell’ultimo emendamento, considerato che solo un numero limitato di Comuni ha potuto trasmettere osservazioni o proposte a causa della brevità dei tempi concessi. Si rileva inoltre che ANCI Umbria non è stata informata in Commissione della possibilità di contribuire alla formazione o all’integrazione di tale elenco, circostanza che limita la rappresentatività complessiva del lavoro svolto e riduce le opportunità di un effettivo coinvolgimento degli enti locali. In coerenza con le osservazioni espresse, è stato inoltre presentato un subemendamento volto alla soppressione dell’Allegato A introdotto dagli emendamenti dell’Assessore De Luca, contenente l’elenco delle particelle catastali individuate come aree idonee. La proposta nasce dall’esigenza di garantire trasparenza e imparzialità nel processo di individuazione delle aree, poiché non risulta chiara l’attività istruttoria che ha portato alla selezione dei terreni elencati e non è specificato se essi siano di proprietà pubblica o privata. L’inclusione di particelle di proprietà privata all’interno di un allegato legislativo rischia infatti di alterare il valore di mercato dei terreni e di determinare potenziali effetti speculativi a vantaggio di soggetti privati. Il sub emendamento proposto mira a tutelare la neutralità amministrativa e a rinviare alla Giunta, nell’ambito della futura mappatura generale, la competenza tecnica e aggiornata sulla localizzazione delle aree idonee. Con gli emendamenti presentati dall’assessore, pur riconoscendo questo segnale di apertura e disponibilità al confronto, riteniamo che, alla luce del numero e della complessità degli emendamenti depositati, sia necessario un approfondimento ulteriore in Commissione”.
Cristian Betti (capogruppo Pd): “Il tema è importantissimo e delicatissimo, è nelle riflessioni di tutto il mondo ed anche noi siamo chiamati ad affrontare con estrema attenzione e rigore la transizione energetica e tutto ciò che ruota intorno alle FER e tutto quanto consegue. L’Umbria ha affrontato la vicenda e le questioni legate alla transizione nel modo giusto e per questo ringrazio l’Assessore De Luca che ben prima che l’atto iniziasse l’iter in Commissione ha iniziato ad affrontare questa riforma di avanguardia nazionale. Lo ha fatto dando luogo ad un’ampia partecipazione dal basso, in ogni territorio, ascoltando comitati, associazioni, associazioni di categoria, sindacati, sindaci, invitati quest’ultimi in più occasioni a presentare suggerimenti per l’individuazione di aree. Questo è un lavoro che va avanti da inizio legislatura. Un percorso particolarmente partecipato anche all’interno di Palazzo Cesaroni attraverso l’iter dell’atto in Commissione, dove l’astensione dei commissari di opposizione è un riconoscimento per il lavoro svolto dall’Assessore e dalla stessa Presidente della Commissione. Le richieste arrivate soprattutto dai sindaci e dalle associazioni di categoria fanno capire che non è più possibile tergiversare sulla materia. La richiesta di aiuto dei sindaci era di fare presto per dare copertura dove non c’è, che servisse a garantire la connessione e contemperare le esigenze fra lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile e quelle di tutelare una regione delicata come la nostra. Non potevamo permetterci di attendere la normativa nazionale. Nella legge sono stati inseriti molti emendamenti provenienti dalla fase di partecipazione. Voteremo convintamente a favore di questa legge”.
Stefano Lisci (Pd): “Gli emendamenti proposti oggi dall’Assessore sono la logica conseguenza di quanto approfondito in commissione. Abbiamo ascoltato molti sindaci. Dalle audizioni è emersa la necessità urgente di una regolamentazione per la tutela del territorio. Quando si parla dei bene dei cittadini e della tutela ambientale non c’è nulla di male se si collabora. Ci sono territori, come quello dello Spoletino e Valnerina dove i cittadini sono preoccupati perché aspettare ancora per dotarsi di una legge può significare dare la possibilità di presentare ancora più richieste per l’installazione di impianti. Questa legge La legge deve essere adottata dalla Regione nel più breve tempo perché strumento importante per i territori e per i Comuni”.
Luca Simonetti (M5S): “I cambiamenti al testo della legge sono la dimostrazione che i contributi arrivati durante la partecipazione hanno trovato spazio. Mi stupisce la relazione di minoranza, visto il clima di grande collaborazione che c’è stato in Commissione. E per la prima volta ci dotiamo di una legge organica sulla pianificazione delle fonti rinnovabili. Una legge che dà stabilità, regole certe e una visione chiara. Non più improvvisazioni, non più zone d'ombra. Questo sarà uno strumento operativo per chi dovrà decidere su come affrontare la questione energetica senza intaccare il territorio. Le nuove regole individuano con precisione le aree idonee e quelle già compromesse, come aree industriali, cave dismesse, discariche, parcheggi e coperture edilizie. E tutelano al tempo stesso il passaggio e la nostra identità. Difendere le montagne e le colline significa preservare l'equilibrio tra sviluppo e tutela, rinnovazione e tradizione proteggendo le comunità che vivono su quei territori. È un messaggio chiaro di sviluppo ma con regole e benefici per tutti gli umbri. La Regione Umbria, grazie all’assessore De Luca, ha manifestato una volontà chiara. Spero che questa volontà venga accolta anche sul piano nazionale”.
Fabrizio Ricci (Avs): “Questa legge, per la quale ringraziamo l’assessore De Luca, indica una scelta verso la sostenibilità e la giustizia energetica. Le fonti rinnovabili non sono soltanto una questione di ecocompatibilità, una questione ambientale. Le fonti rinnovabili sono uno strumento di democratizzazione dell'energia e sono l'unico strumento per poter emanciparsi dai signori, dai potentati che controllano l'energia fossile. Su questo testo c’è stata una partecipazione larga, approfondita e quindi chiaramente difficile e faticosa. Che ha cercato di tenere insieme interessi solo apparentemente contrapposti: la difesa del territorio, delle bellezze paesaggistiche, delle ricchezze culturali di cui l'Umbria è fortunatamente ricchissima non è affatto in contraddizione con la transizione energetica. Anzi è proprio il cambiamento climatico che mette a rischio il futuro del cuore verde. Perseguire l'obiettivo di zero emissioni nette e autonomia energetica entro il 2050 significa difendere esattamente il nostro territorio e il nostro paesaggio dagli effetti nefasti del cambiamento climatico. Ecco perché come AVS sosteniamo convintamente una legge che parla di sostenibilità e di giustizia climatica, di autoproduzione di energia e autoconsumo e quindi anche di contrasto alla povertà energetica, che cerca di governare la transizione orientandola verso modelli più possibili, sostenibili e diffusi. Cerca di evitare attività speculative dannose senza dimenticare però le grandi possibilità anche di sviluppo economico che derivano dalle rinnovabili. E ci convince poi l'attenzione posta nella legge sui sistemi di accumulo, che sono un elemento essenziale, fondamentale per ovviare alla naturale discontinuità delle fonti rinnovabili. Infine ci convince molto la centralità delle comunità energetiche rinnovabili che sono e possono essere oggettivamente la vera rivoluzione in questo ambito. Fondamentale più in generale il concetto di prevalenza di idoneità che è la grande innovazione di questa legge”.
Nilo Arcudi (TPUC): “Ci asterremo perché si poteva avere un pò più di pazienza per aspettare di vedere se la normativa nazionale fosse definita. In commissione è stato fatto un lavoro molto intenso, molto utile rispetto all'esigenza di partecipazione e di confronto. Ma c'era l'esigenza di riconfrontarci con gli stakeholders. Abbiamo operato in un contesto di incertezza, in una fase in cui il Governo sta legiferando sulla stessa materia. L'opportunità di aspettare una normativa nazionale era ed è del tutto sensata. Se questa nuova normativa andrà in contraddizione su alcuni punti della legge, dovremo reintervenire. Ci sono delle esigenze, delle spinte nei territori. Dobbiamo affrontare questo tema con equilibrio. Il nostro pil negli ultimi 20 anni è inferiore rispetto ai nostri competitor europei anche per il costo dell’energia: ma in Italia non abbiamo ancora deciso che strada prendere perchè non abbiamo il coraggio di affrontare le scelte. Ad esempio la grande battaglia contro il nucleare viene fatta dagli stessi ambienti che poi contrastano l’eolico, il solare. Una classe dirigente seria si deve assumere responsabilità. Rimangono forti perplessità sulla legge: serve grande attenzione sulla retroattività delle norme. Condividiamo molto il tema delle comunità energetiche, è un passaggio condiviso nella legge”.
Thomas De Luca (assessore): “Il disegno di legge che discutiamo oggi è stato un grande esercizio di partecipazione: ci sono stati oltre 100 incontri nei territori, in forma plenaria a Città di Castello, Norcia, Perugia, Orvieto e Foligno. Tutti gli attori dei territori hanno potuto esprimere le loro posizioni. I comuni sono stati chiamati ad esprimere le indicazioni sulle aree idonee e sulle peculiarità da tutelare. Ci sono stati due incontri all’Anci. La partecipazione è stata rifatta anche in Seconda commissione e per questo ringrazio la presidente Michelini. Abbiamo ascoltato le associazioni di categoria prima della presentazione e della preadozione del testo di legge, siamo andati direttamente all'interno delle loro sedi a illustrare il testo di legge, le abbiamo infine audite in Commissione. Sono stati ascoltati i comitati territoriali, che ci hanno rappresentato le vulnerabilità di ogni area. All'interno di ogni singolo articolo di questa legge c'è una modifica che può portare il nome di un titolare di diritto, di un portatore di interesse: questa legge è un risultato collettivo. Non so se questa legge risolverà tutti i problemi dell'Umbria. Se bloccherà tutti i progetti speculativi. Se ci permetterà di raggiungere gli obiettivi del Piano energetico nazionale. Ma rappresenta il miglior compromesso possibile, il punto di equilibrio tra la transizione energetica e la tutela del paesaggio umbro. Un paesaggio messo in discussione dalla minaccia più grande che abbia mai affrontato nella sua storia, quella dei cambiamenti climatici. Controllare i mezzi di produzione dell'energia vuol dire autodeterminare il destino di una comunità e di una regione. E se questi mezzi di produzione sono nelle mani di molti, di tutti, allora vuol dire che c'è democrazia, che c'è pace, che ci sono diritti, che c'è benessere. È vero, dobbiamo raggiungere 1.750 megawatt di potenza nominale ma la differenza sta tutta nel come li andiamo a raggiungere. Abbiamo scelto di raggiungerli spalancando le porte ai fabbisogni della nostra economia regionale. Abbiamo deciso che è più importante avere un tetto fotovoltaico per ogni famiglia piuttosto che mille terreni agricoli coperti da pannelli. Vorremmo che fra quattro anni ogni cittadino umbro sia iscritto a una comunità energetica. È una scelta di campo verso un sistema cooperativo che può diventare vincente e permettere ai nostri settori economici di competere. Le vicende degli ultimi mesi, come ad esempio il blackout nella penisola iberica, dimostrano che il modello vincente non è quello dei grandi accentramenti di produzione ma è quello delle mini grid, dei sistemi di accumulo, delle comunità energetiche e della produzione diffusa di impianti sul territorio di piccole e medie dimensioni. Anche se, certo, servono anche i grandi impianti. L’Umbria è una delle regioni che produce di più per quello che riguarda il settore idroelettrico e qui si aprirà una grandissima sfida, quella di rimettere nelle mani degli umbri questo oro blu e questa risorsa, che comporta realmente una ricchezza strategica nel nostro territorio. Non avremo la bacchetta magica, non avremo trovato la pietra filosofale, ma sicuramente abbiamo liberato le migliori energie dell'Umbria”. AS/MP/DMB