President of Malta calls for implementation of Ombudsman’s recommendations

Date of article: 06/11/2020

Daily News of: 12/11/2020

Country:  Malta

Author:

Article language: en

President of Malta George Vella appealed to the authorities concerned to take the necessary action so that, when possible, the Ombudsman’s recommendations are implemented. During a visit to the Ombudsman’s Office in Valletta, he forewarned that, if the Ombudsman’s recommendations are not respected by the authorities and departments he criticises or to whom he recommends to change decisions, this will start to undermine the power of this Office, which is very important for democracy and the rule of law. 

“No one is more independent than the Ombudsman, who gives an opinion as fair as possible for things to go the way they should”, said the President while addressing the staff of the Office of the Ombudsman. He also spoke about his conviction that individuals should not need to have a direct interest in an issue in order to draw the Ombudsman’s attention to what they consider as wrong or unfair.

The President commended the Ombudsman, Mr Anthony Mifsud, and all the staff of his Office for the invaluable work they carry out, in spite of the fact that the number of staff is relatively small when compared to the volume of cases they have to deal with. He pointed out that, during the 25 years since the Ombudsman was established in our country, this Office has become a part of the culture of the Maltese people and enjoys great trust which, he said, will hopefully continue to grow. Referring to how the Report of the Council of Europe’s Venice Commission attaches great importance to the Office of the Ombudsman, the President urged for this report to be debated calmly and serenely in order to decide, as a nation, what more should be adopted from it.

On his part, the Ombudsman mentioned how, since its establishment, the Office of the Ombudsman has investigated more than 15,000 complaints. He said that the number of complaints since 1995 halved for various reasons, including the fact that, over time, many public bodies have been privatised and, therefore, the Office of the Ombudsman no longer has jurisdiction over them. The nature of complaints has also changed, as while in the past most complaints were related to utility bills, today there are a variety of more complex complaints such as, for example, relating to online gambling and citizenship issues. While acknowledging that, sometimes, the public complains about delays for a case to be closed, Mr Mifsud explained that this can sometimes be the result of delays from the concerned department’s side in providing the information requested by the investigators of the Office of the Ombudsman.  

Also present for the visit of the President were the Commissioner for Health, Mr Charles Messina, and the Commissioner for Environment and Planning, Perit Alan Saliba. The President paid tribute to the memory of Mr Charles Caruana Carabez, who held the post of Commissioner for Education and who passed away a few days ago.

At the end of the visit, the Ombudsman presented the President with a donation collected by his Office for the Malta Community Chest Fund Foundation. 

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Le restrizioni anti-Covid, se non calmierate con adeguati sostegni, diventeranno un acceleratore di diseguaglianze. Il punto di vista della Rete dei Garanti regionali per l'infanzia e l'adolescenza affidato ad una nota congiunta

Date of article: 11/11/2020

Daily News of: 12/11/2020

Country:  Italy - Veneto

Author:

Article language: it

All'esito di una riunione di lavoro tra Garanti regionali per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, la Rete dei Garanti ha condiviso un documento comune che oggi viene diffuso come comunicato dalla Rete stessa, di cui è parte anche dalla dott.ssa Mirella Gallinaro, Garante per i diritti della persona del Veneto.
Di seguito, ne viene riprodotto il testo integrale.

“Le restrizioni anti-Covid se non calmierate con adeguati sostegni, diventeranno un acceleratore di diseguaglianze sociali, familiari, individuali e territoriali”.

Certamente si espande la preoccupazione per la diffusione del Covid -19 nelle nostre vite e nei nostri luoghi quotidiani. Ma questa ansia che ci colpisce tutti, ha un potere molto più grande su individui che si stanno formando.

La scuola è purtroppo diventata il luogo degli annunci, delle varie ordinanze spesso in conflitto tra loro che hanno come unico risultato quello di essere moltiplicatori d’ansia.
Su questo tema la rete dei Garanti si è riunita per portare un contributo ed offrire un punto di vista omogeneo su una situazione che rischia di lasciare inascoltati i principali attori di questa realtà gli alunni e le alunne.

L’impatto di questa situazione può essere particolarmente destabilizzante sul benessere mentale di tantissimi bambini, soprattutto, ma non solo, per chi già soffre di determinate problematiche.
Riteniamo opportuno tutelare la salute fisica, ma dobbiamo altrettanto porre attenzione alla loro salute mentale.

I bambini e gli adolescenti, che dai dati attuali sono maggiormente risparmiati dal virus dal punto di vista fisico, non lo sono per quanto riguarda il loro benessere psicologico ed emotivo. Essere a casa invece che nelle aule può sembrare poca cosa rispetto alla malattia ma non possiamo nasconderci quanto i bambini abbiano da metabolizzare: l’interruzione delle normali attività, l’improvvisa separazione dagli amici, e, ovviamente, la paura stessa del virus. Queste difficoltà si aggravano per chi ha fatto finora affidamento su aiuti a scuola, o le cui famiglie stanno affrontando problemi di salute o l’improvvisa perdita del lavoro.

Le scuole hanno compiuto un grande sforzo adeguando e potenziando le loro reti per una trasmissione più efficace delle lezioni on line, hanno costruito tanti progetti per una DAD più strutturata, ma l’andamento della Pandemia, con la sua diffusione e pericolosità e con la prospettata chiusura totale, ha reso inadeguato lo spazio di discussione: su alternanza delle presenze, orari differenziati, trasporti adeguati.
Se l’orizzonte è un lockdown generalizzato, la rete dei Garanti chiede al Governo ed alle Regioni impegno e risorse adeguate affinché, in maniera differenziata, i nostri bambini e ragazzi non debbano sopportare ulteriori disagi.

Se loro dovranno imparare a vivere con delle limitazioni sarà doveroso investire maggiori risorse e competenze sul rilevamento e lo studio dei dati in ambiente scolastico.  Si dovrà investire in rapidi sistemi di raccolta dati, analisi e sviluppo di evidenze scientifiche per misurare l’impatto della pandemia sui bambini e sulle loro famiglie, e consentire una programmazione per l’adattamento. 

Le restrizioni anti-Covid se non calmierate con adeguati sostegni, diventeranno un acceleratore di diseguaglianze sociali, familiari, individuali e territoriali.

Chiediamo che il distanziamento sociale non diventi un ulteriore elemento di diseguaglianza. Per ottenere questo occorrerà lavorare sul contrasto alla povertà promuovendo adeguate misure di sostegno soprattutto a carattere territoriale.

Chiediamo maggiori investimenti per i ragazzi “fragili” ai quali va assicurata una attenzione “competente”.

Chiediamo infine che la nostra esperienza di Garanti sia il presupposto fondamentale alla costruzione di tutte le azioni necessarie alla protezione delle persone di minore età.

La rete dei Garanti Regionali

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Acerca de la inclusión de la promoción de la caza entre los contenidos tratados en los centros educativos de Andalucía

Date of article: 11/11/2020

Daily News of: 12/11/2020

Country:  Spain - Andalucía

Author:

Article language: es

Antes las informaciones publicadas en medios de comunicación acerca de la queja recibida por esta Institución sobre la inclusión de la promoción de la actividad de la caza entre los contenidos tratados en los centros educativos de Andalucía, analizada la información remitida por la Consejería competente, y tras el estudio de la cuestión planteada, el Defensor del Pueblo andaluz y Defensor del Menor de Andalucía, Jesús Maeztu, señala los siguientes aspectos:

a) La organización y el funcionamiento de los centros educativos se encuentran regulados en los Decretos sobre Reglamentos Orgánicos. Dichos Reglamentos posibilitan el ejercicio de la autonomía de los centros, autonomía que se encuentra estrechamente ligada a la responsabilidad y al respeto de los derechos de todos los sectores de la comunidad educativa.

Así pues, son los centros los que deciden los criterios que aplicarán para la designación de los responsables de los órganos de gobierno y de coordinación docente y las horas que dedicarán al desempeño de las tareas, siempre dentro de los márgenes que permite la normativa vigente. Cada centro docente puede elegir la organización que mejor convenga a su contexto y promover estrategias eficaces y eficientes para la mejora del clima escolar y el alcance del éxito educativo de todo su alumnado.

Según las etapas y ciclos, la regulación específica de cada tipo de centros se contiene en el Decreto 328/2010, de 13 de julio, ha regulado determinados aspectos relacionados con el alumnado y las familias, con el profesorado, con el personal de administración y servicios y con la organización, el funcionamiento y la evaluación de dichos centros. Al igual que mediante el Reglamento Orgánico de los Institutos de Educación Secundaria, aprobado por el Decreto 327/2010, de 13 de julio.

Del mismo modo, esa autonomía funcional otorga a los órganos delos centros la capacidad para definir y fijar determinados contenidos que se incorporar al proyecto curricular y formativo de cada centro.

Aparte de los elementos de esta naturaleza incluidos en el currículo de las propias materias, los centros educativos suelen programar las enseñanzas de este tipo en actividades complementarias al currículo Los contenidos de estas actividades responden a elementos definidos por los decretos escolares, forman parte de las programaciones y se rigen por los criterios de aula Por ello, son evaluables, se suelen realizar dentro del horario escolar y son gratuitas. Son obligatorias y por tanto la no asistencia a las mismas debe ser justificada por las familias o tutores legales del alumnado. En este punto, conviene diferenciadas de las actividades extraescolares Al contrario que aquéllas, estas no responden necesariamente a elementos curriculares, son optativas y no tienen por qué ser gratuitas. (Resolución de 13 de junio de 2008, de la Consejería de Educación y Ciencia).

Le corresponde al Departamento de Actividades Complementarias y Extraescolares (DACE) en colaboración con la Jefatura de Estudios y Vicedirección, promover, coordinar y organizar un Plan General de Actividades que se presentara al Consejo Escolar. Para Confeccionar dicho Plan General de Actividades, al inicio de curso, los diversos departamentos didácticos entregarán, junto a las programaciones didácticas generales, una programación específica sobre las actividades complementarias y extraescolares previstas para el curso, Por ello, la programación de estas actividades implica la aprobación por parte de los órganos colegiados de los centros y responde a su autonomía pedagógica, consagrada esta en los decretos escolares.

Precisamente, en dicho contexto regulador, se analiza el motivo de queja estrechamente ligado al ejercicio concreto de estas capacidades. A la vista del completo informe recibido desde la Consejería de Educación y Deporte, podemos abordar la cuestión del tratamiento de la caza en dichos contenidos educativos desde dos aspectos: de un lado, los aspectos procedimentales del diseño educativo de esta temática; y de otro, la propia naturaleza y contenido que se aborda relacionado con la caza y otras actividades energéticas.

b) Desde el punto de vista de los procesos de diseño de estos contenidos, hablaríamos de las atribuciones para definir y regular el diseño, la práctica y la evaluación de determinadas actividades. Éstas se encuentran recogidas dentro del conjunto de la acción formativa de los centros educativos y han sido previamente estudiadas, diseñadas y, posteriormente, aprobadas por las instancias responsables para establecer esta faceta de la programación curricular. Con todos sus requisitos y procedimientos, las actividades, una vez aprobadas, quedan inscritas en el programa didáctico de cada centro respectivo que así lo ha decidido.

El diseño de esta faceta, inmersa en la labor educativa, está suficientemente regulado, contando con el trabajo previo del conj unto de profesionales especializados que integran los equipos docentes y ratificado posteriormente por los órganos de la comunidad educativa que han contado con la participación, obviamente, de la representación escolar de madres y padres del alumnado.

Estos contenidos está definidos para ceñirse, en todo momento, a los proyectos curriculares recogidos en la normativa educativa común y complementan los respectivos programas docentes. Refuerzan las áreas establecidas en el Proyecto Curricular de cada centro y, lógicamente se imbrican en los objetivos propuestos a nivel de aula y en consonancia con los objetivos propios de cada área y del ideario de cada centro educativo.

Su diseño avanza y complementa el desarrollo de unos elementos troncales de carácter general, aprovechando el ámbito fijado de autonomía de los centros para delimitar el conjunto de estas actividades que se imparten al alumnado. Esa vinculación a los contenidos curriculares hace que se imparta por el profesorado y son evaluables en el conjunto de conocimientos y actitudes del alumnado.

Podríamos resumir que el esquema seguido se fundamenta de unos contenidos básicos y comunes que vienen establecidos por los diseños curriculares generales y apoyados por otros contenidos complementarios. Los primeros son comunes a los centros y los segundos se definen por cada centro como complementos del núcleo principal. Juntos suman y componen el espacio didáctico que define el servicio educativo ofrecido al alumnado.

Así pues, desde este punto de vista procedimental, la definición de los contenidos recogidos en las actividades docentes de los centros está dotada de una amplia autonomía en su diseño en base a las singularidades de cada centro y de cada comunidad educativa que, regladamente, participa en los procesos de elaboración de tales planes y contenidos.

c) En el caso que nos ocupa, y referido a la propia naturaleza y contenido del tema de la actividad cinegética, los centros tratan dicho contenido en un elenco de aspectos añadidos y relacionados con esa actividad, y dentro del manejo de valores vinculados a la biodiversidad, el medioambiente, proyectos educativos ligados a la sostenibilidad, etc. Podemos comprobar que su plasmación específica — y el modo concreto en que estas actividades sean recogidas en los contenidos de los programas educativos — va a depender, pues, del alcance que en cada caso se defina por los actores educativos de cada centro y en cada etapa educativa.

Hemos de admitir, por tanto, la multitud de abordajes que la cuestión puede provocar en los respectivos contenidos educativos que en cada caso se elaboren. Es más; las implicaciones de la caza y sus actividades pueden ser manifiestamente distintas a tenor de la ubicación del centro en un espacio común urbano, o bien, en el contexto de una zona rural en la que muchos entornos puedan estar destinados en una extensión significativa para cotos de caza gestionados para la explotación profesional de esta actividad cinegética en sus diversas modalidades. En uno y otro ámbito, la caza, sus impactos y percepciones son sustancialmente diferentes.

Las motivaciones que explican este amplio criterio de autonomía programadora de los centros parece reforzarse en el sentido de que, efectivamente, esta realidad es susceptible de hacerse más o menos presente en la vida docente en relación con las peculiaridades de los entornos geográficos y realidades sociales de estos centros.

Y, en todo caso, la descripción de valores, que se recogen en los contenidos curriculares de la normativa educativa, son un perfecto repertorio de la concienciación progresiva de nuestra sociedad asumiendo los principios de respeto medioambiental y tutela de los intereses imbricados en nuestra riqueza natural y biodiversidad. Sin duda, el protagonismo del alumnado, y la juventud en general, en esa tarea tiene una parte de su explicación en la consolidación de estos mensajes a partir del esfuerzo del sistema educativo que ha actuado como un vector de aprendizaje, experiencia y compromiso social con el respeto a los valores medioambientales de nuestros entornos.

Por otra parte, la cuestión tratada se centra en la actividad de la caza, actividad que, no debe olvidarse, no está prohibida. El ordenamiento jurídico regula estas actividades que están sometidas a una variedad de condicionantes, limitaciones y garantías que persiguen hacer compatible esta práctica en relación con otros valores protegibles. De tal manera que esta regulación alcanza aspectos tan variados como reservas y espacios naturales protegidos; señalización; protección de la fauna salvaje; explotaciones cinegéticas; destino de la caza; armas; seguros; trofeos; infracciones; disposiciones civiles; aspectos tributarios; etc.

En concreto, la legislación andaluza la regula de manera específica mediante la Ley 8/2003, de 28 de octubre, de la Flora y la Fauna Silvestres. Su exposición de motivos dice:

«La caza y la pesca continental constituyen en Andalucía un significativo campo de actividad de dimensión social, deportiva, cultural, ecológica y económica, movilizando a un amplio colectivo que cuenta con organizaciones deportivas asentadas territorialmente. Tanto la caza como la pesca continental son, por otra parte, ejemplos clásicos de actividades deportivas que se desarrollan en el medio natural permitiendo un uso compatible de los recursos naturales y asegurando pautas de desarrollo sostenible en el medio rural: ancestralmente constituyen aprovechamientos tradicionales de los recursos naturales que, al cabo del tiempo, se han ido concretando en un acervo cultural que se traduce en unas reglas de «juego limpio» que permiten, mediante el concurso de las vedas y el control público, la propia reproducción de la fauna cinegética y piscícola, al mismo tiempo que generan recursos económicos de considerable importancia para muchas zonas rurales de Andalucía».

A partir de esta realidad regulada, y del repertorio de normas y disposiciones que abordan esta cuestión en el seno del propio sistema educativo, no hemos podido deducir ni que esté proscrito el tratamiento de la caza, ni que resulte tampoco obligada su promoción o estímulo.

Añadimos que el presente análisis se realiza respecto de la cuestión principal planteada por la Asociación promotora y referida, genéricamente, a la inclusión de actividades promocionales o de fomento de la caza entre los contenidos educativos de los centros docentes de Andalucía.

Obviamente no se ha tratado algún caso o ejemplo más concreto, que podría llevarnos a relatar una supuesta conflictividad expresada en quejas o reclamaciones específicas. Y, a tal respecto, debemos señalar que tampoco la referida cuestión ha sido motivo de ninguna situación próxima que merezca el calificativo de conflicto, ni a un cierto alcance de desacuerdo o polémica.

Desde luego, dejamos a salvo cualquier iniciativa particular que, como cada queja, obtendrá el análisis y respuesta que, en su caso, sea elaborada desde esta Institución en el ejercicio de sus funciones y competencias, ante supuestos o hechos concretos que permitan su evaluación conforme a la normativa y principios constitucionales que rigen el funcionamiento del sistema educativo.

Como reflexión final, podemos decir que ese debate, y el ejercicio de intercambiar argumentos e intereses entre ambos márgenes de posturas sobre la cuestión, es un buen motivo para ser acogidos en nuestros centros educativos. Y el sentido del tratamiento que se recoja acerca de estas actividades, en relación con la programación educativa del centro, ofrecerá sentidos diversos que discurrirán entre posturas divergentes y, en ocasiones, difícilmente compatibles.

Con motivo del análisis de la presente queja, hemos percibido en esta Institución una multiplicidad de opiniones tan ricas, como variadas han sido las sensibilidades despertadas sobre este tema. Por ello, no podemos sentirnos constreñidos a elegir, sin más, entre posiciones rotundas de prohibición de todo tipo de caza frente a las posturas que persiguen el rotundo incentivo y fomento de tales actividades.

Entre la persecución radical de la caza por parte de unos y la obligatoriedad de su aprendizaje que fomentan otros, existen multitud de posiciones intermedias que invitan a una inteligente conciliación de posturas; por lo que no puede resultar extraño en este debate que se refleje en el propio escenario educativo que vive y bebe de la misma pulsión de nuestra compleja sociedad.

A la vista de lo anteriormente analizado, consideramos oportuno concluir nuestras actuaciones, dando por finalizado el presente expediente de queja y trasladándolo así a las partes interesadas.

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The Ombudsman's report on the placement of detainees at the Postojna Aliens centre

Date of article: 10/11/2020

Daily News of: 12/11/2020

Country:  Slovenia

Author:

Article language: en

The institution of the Human Rights Ombudsman of the Republic of Slovenia (hereinafter: the Ombudsman) has examined the changed regime of placing detainees in containers at the Aliens Centre. Following two visits (on 31 July and 3 September 2020) to Postojna, the Ombudsman’s employees submitted their findings to the competent Ministry of the Interior and, after receiving their reply, prepared the final report, which was published today, 10 November 2020.

Based on the two site visits, it was established that the containers were located in a covered concrete building with little daylight and that the detainees were not allowed any daily exits or outdoor exercise. According to the explanation received from the Ministry of the Interior and the Centre’s management, the described placement of newly detained persons in containers was introduced to prevent the spread of the coronavirus, and persons were supposed to be kept inside the containers for a maximum of 10 to 14 days. As the Ombudsman’s employees could see during their visits, however, some detainees were kept inside the containers for more than a month, and they also learned that no records were being kept of the duration of such placement, nor were other checks relating to how long individuals were being kept inside the containers undertaken. The Ombudsman considers containers to be inappropriate for the long-term placement of detainees. It proposed to the Ministry of the Interior that such placement cease immediately and that a set of rules providing for short-term-only placement in containers and particularly for safeguards preventing arbitrary action be adopted. Given the current epidemiological situation, the Ombudsman also proposed that the competent authorities and epidemiological experts prepare appropriate expert bases for the most suitable organisation of the detention regime at the Aliens Centre.

The Ombudsman also proposed to the Ministry of the Interior that the use of service dogs for Centre activities (e.g. during mealtimes) involving contact with the detainees be halted. Talks with the detainees revealed that the use of service dogs, which was also documented on some (publicly released) videos was likely not an isolated case, as the detainees complained of discomfort due to the presence of dogs both inside and outside the building housing the containers. The Ombudsman believes that, in detention institutions, the necessity of using service dogs is justifiable only in exceptional circumstances and individual cases. It is not appropriate for it to become routine practice.

Furthermore, the Ombudsman has established that the period from when a person at the Aliens Centre expresses their intention of seeking international protection in Slovenia to when a personal interview to apply for international protection is conducted with that person was too long (lasting up to several weeks), even though the relevant EU law stipulates that such applications must be registered within a maximum of six days. During this time, persons who have expressed their intention of seeking international protection and thus should already be considered applicants for international protection continue to be detained as illegal aliens, even though they should be entitled to the reception conditions guaranteed to applicants for international protection. The Ombudsman therefore proposed to the Ministry of the Interior that a timely registration of international protection applications be established immediately.

The Ombudsman has also obtained a Police document about a month-long trial of fast-track procedures for aliens who express their intention of seeking international protection at police stations. This document, which refers only to the Koper Police Directorate, indicates that such persons should be detained until the decision rejecting their application for international protection is final and enforceable. This is supposed to enable the person’s return and prevent them from travelling to their country of destination or abusing the international protection procedure, thus making illegal travel through Slovenia less appealing. According to the Ombudsman, the content of these instructions is disconcerting, as the detention of an applicant for international protection can only be imposed in exceptional circumstances and only due to the individual circumstances of the applicant. Imposing detention to achieve systemic effects and deter migration cannot be justified.

In conclusion, the Ombudsman has established that the Ministry of the Interior did not substantially oppose its findings and assured us that the situation of detainees in the containers at the Aliens Centre would improve.
 

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Ombudsman signs cooperation protocol with the Order of Certified Accountants

Date of article: 05/11/2020

Daily News of: 12/11/2020

Country:  Portugal

Author:

Article language: en

The Ombudsman received the Order of Certified Accountants (OCC) in a hearing, and the meeting served, among others, to sign a cooperation protocol for the clarification of doubts of a technical nature in the field of taxation, accounting, auditing and Social Security, within the scope of the activity of the Ombudsman's Office.

The ceremony was attended by the Ombudsman, Maria Lúcia Amaral, and the Deputy Ombudsman, Joaquim Pedro Cardoso da Costa, and, on behalf of the OCC, the Chairman, Paula Franco, and her advisor, João Ferreira da Silva.

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