Bilancio del primo anno della difensora civica

Date of article: 25/06/2025

Daily News of: 27/06/2025

Country:  Italy - Bolzano

Author: Regional Ombudsman of the Autonomous Province of Bolzano

Article language: it

La difensora civica Veronika Meyer ha presentato al presidente Arno Kompatscher una relazione sulle questioni trattate nel primo anno: dalla mobilità alla sanità, fino alla digitalizzazione.

La difensora civica Veronika Meyer ha presentato al presidente della Provincia Arno Kompatscher i risultati del suo primo anno di mandato. In un colloquio, ha spiegato il suo lavoro svolto fino ad oggi e ha riferito sulla varietà delle tematiche affrontate. Si va dalle questioni relative alla mobilità, alla sanità e ai servizi sociali, agli alloggi e all'edilizia, alle tasse e alle imposte, fino ai temi della digitalizzazione e alle controversie personali per cui i cittadini hanno chiesto sostegno.

Il presidente Kompatscher ha ringraziato la difensora civica Meyer per il suo prezioso lavoro: "La Difesa civica è un punto di contatto a bassa soglia per i cittadini quando si tratta di preoccupazioni e problemi nel settore della Pubblica amministrazione. Il suo importante servizio in termini di amministrazione trasparente e centrata sul cittadino è da tempo indispensabile".

La difensora civica Meyer ha sottolineato il ruolo di mediatore tra l'Amministrazione e la popolazione: “Ci consideriamo un organismo indipendente che riceve i reclami, fornisce informazioni e consigli e media i conflitti tra i cittadini e la Pubblica amministrazione”.

I compiti della Difesa civica comprendono l'esame delle segnalazioni, la fornitura di informazioni, la consulenza e la mediazione.

La Difesa civica può essere contattata al numero 0471 94 60 20 o via e-mail all'indirizzo post@volksanwaltschaft.bz.it. I colloqui non si tengono solo all'ufficio di Bolzano, ma anche regolarmente, più volte al mese, nei vari distretti dell'Alto Adige.

Le date attuali sono disponibili sul sito web www.difesacivica-bz.org. Per ricevere consulenza è necessaria la registrazione.

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Garbin, Centro antidiscriminazioni: “Discriminazione legata all’identità sessuale, molti i casi non denunciati”

Date of article: 25/06/2025

Daily News of: 27/06/2025

Country:  Italy - Bolzano

Author: Regional Ombudsman of the Autonomous Province of Bolzano

Article language: it

“Quando, nel prossimo fine settimana, le strade si coloreranno con i colori dell’arcobaleno, non sarà solo un momento di festa: il Pride è un segnale potente per la visibilità e l’uguaglianza, contro la discriminazione – un tema più attuale che mai”: così Priska Garbin, responsabile del Centro di tutela contro le discriminazioni, alla vigilia del Südtirolo Pride, evento di sensibilizzazione sui diritti della comunità LGBTQIA+ in programma sabato prossimo a Bolzano. 

Lo scorso anno, riferisce Garbin, all’Ufficio antidiscriminazione sono stati segnalati 18 casi di persone penalizzate a causa del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere: “Ma questa cifra rappresenta solo la punta dell’iceberg: gli studi in merito rivelano infatti che oltre il 90% delle persone coinvolte non denuncia le esperienze di discriminazione. Il numero sommerso è quindi elevato , e il cosiddetto “underreporting” un problema di rilievo”.

Che si tratti di commenti sprezzanti, emarginazione deliberata o veri e propri attacchi, le persone che non rientrano nei rigidi schemi delle norme sociali di genere ne sono oggetto con particolare frequenza: “Ma la rappresentazione di come dovrebbero essere i “veri” uomini o le “vere” donne non è solo sorpassata, bensì anche pericolosa”, sostiene Priska Garbin, “perché crea un clima di paura e insicurezza”.

Un caso che ci ha colpito particolarmente dimostra quanto i pregiudizi siano radicati nella vita quotidiana”, riferisce ancora la responsabile del Centro antidiscriminazioni: “Si tratta di un dipendente ripetutamente molestato da colleghi sul posto di lavoro a causa della sua omosessualità: inizialmente, gli episodi sono stati liquidati come “maniere brusche”, e solo grazie a una lettera del Centro antidiscriminazioni, e a una successiva mediazione, la situazione è cambiata”.

La discriminazione non è un problema individuale: è strutturale. Per questo servono norme giuridiche chiare, un’applicazione coerente e, soprattutto, visibilità. Visibilità delle realtà di vita queer, della molteplicità in tutte le sue forme. Serve inoltre una società che non si limiti a predicare la tolleranza, ma che pratichi il rispetto.

Il Pride non è solo una festa, è un appello: per un mondo in cui ogni persona – indipendentemente da chi ama o da come è – possa sentirsi al sicuro e riconosciuta come parte della società.

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Il Coordinamento Nazionale dei Difensori Civici arriva ad Alghero

Date of article: 25/06/2025

Daily News of: 27/06/2025

Country:  Italy - Abruzzo

Author: Regional Ombudsman of Abruzzo

Article language: it

Nel pomeriggio di venerdì 20 giugno e nella mattinata di sabato 21 giugno 2025, si è svolta ad Alghero la riunione del Coordinamento Nazionale dei Difensori Civici delle Regioni e delle Province Autonome italiane.

L’incontro, ospitato dal Difensore Civico della Regione Sardegna, Avv. Marco Enrico, ha rappresentato un momento cruciale per rafforzare la cooperazione tra gli uffici regionali impegnati nella tutela dei diritti dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione.

Il Coordinamento Nazionale si riconferma promotore di un potenziamento continuo della rete dei Difensori Civici, al fine di definire un’azione condivisa a tutela dei diritti fondamentali e del buon andamento dell’amministrazione pubblica.

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El Ararteko recomienda al Departamento de Vivienda y Agenda Urbana del Gobierno Vasco que garantice la atención presencial especializada cuando sea necesaria para ofrecer información administrativa especializada

Date of article: 26/06/2025

Daily News of: 27/06/2025

Country:  Spain - Basque Country

Author: Regional Ombudsman of the Basque Country

Article language: es

Esta recomendación surge a raíz de la queja de un ciudadano que solicitó una cita presencial especializada para tratar cuestiones técnicas relativas a dos expedientes de rehabilitación de vivienda, y cuya solicitud fue denegada por la administración.

Al no recibir la atención presencial solicitada acudió al Ararteko, quien, tras analizar los hechos y la documentación aportada, ha concluido que la respuesta de la administración no fue adecuada. 

En su resolución, el Ararteko subraya la importancia de mantener canales accesibles y próximos a la ciudadanía, destaca que la atención personalizada forma parte de la obligación de cercanía institucional y que la administración debe ofrecer atención más allá del nivel general cuando se solicite una interlocución directa sobre aspectos técnicos y personalizados de expedientes administrativos.

Esta institución señala, también, que la atención presencial no constituye una modalidad excepcional o subsidiaria, sino un canal legítimo y disponible en condiciones de igualdad respecto al electrónico. Denegar el acceso a la modalidad presencial sin ofrecer una motivación suficiente puede vulnerar el derecho de elección de las personas físicas, tanto desde la perspectiva de la normativa básica estatal como de la autonómica. En este sentido, la administración debe actuar con diligencia, proponiendo posibles fechas para la atención presencial o articulando una vía alternativa de contacto con personal técnico competente.

Finalmente, el Ararteko recuerda que el derecho a una buena administración implica que las administraciones públicas deben actuar con legalidad, eficacia, cercanía, atención personalizada y sensibilidad hacia las necesidades concretas de las personas. La ausencia de una respuesta motivada y la falta de una vía funcional de interlocución directa con el personal técnico competente impiden que el ciudadano pueda ejercer con plenitud sus derechos en el marco del procedimiento administrativo. Por tanto, el Ararteko insta al Departamento de Vivienda y Agenda Urbana del Gobierno Vasco a garantizar la atención presencial cuando sea necesaria para ofrecer una interlocución adecuada y personalizada.

RESOLUCIÓN

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El Defensor del Pueblo de Navarra-Nafarroako Arartekoa sitúa la integración y la vivienda como “los retos más urgentes para la sociedad navarra en el corto plazo”

Date of article: 25/06/2025

Daily News of: 27/06/2025

Country:  Spain - Navarra

Author: Regional Ombudsman of Navarra

Article language: es

El acto de celebración del 25 aniversario de la Ley 4/2000, de 3 de julio, que dio origen al Defensor del Pueblo de Navarra-Nafarroako Arartekoa reunió este miércoles en el Parlamento de Navarra a cerca de 150 invitados. Entre todos ellos, destacó la presencia de algunos de los agentes sociales e institucionales más importantes y representativos de la Comunidad foral.

Ante dicho auditorio, el Defensor del Pueblo de Navarra-Nafarroako Arartekoa, Patxi Vera, situó la integración y la vivienda como ”los retos más urgentes para la sociedad navarra en el corto plazo”. “En la comunidad con mayor calidad de vida de todo el Estado no podemos permitir que haya gente durmiendo en la calle, sin alimento, sin educación o sin atención sanitaria”, comentó en el diálogo abierto que mantuvo con Ángel Gabilondo, Defensor del Pueblo, desplazado a Pamplona-Iruña para esta ocasión.

Un encuentro en el que Vera defendió la integración “por derechos humanos y por humanidad”. “Para quien considere que esto es solo buenismo, debería apoyarlo aunque solo fuera por interés porque la población navarra está enormemente envejecida. Nos necesitamos mutuamente”, añadió. Y, con respecto a la vivienda, Patxi Vera, al igual que hizo su predecesor, solicitó “un plan de choque” porque “no es un tema fácil”.

Asimismo, el Defensor del Pueblo de Navarra-Nafarroako Arartekoa reclamó “una buena administración, porque los ciudadanos tienen derecho a ella y porque eso genera confianza en el sistema democrático, algo que hoy hace mucha falta”. También planteó la necesidad de “aprender a proteger los derechos en los nuevos ámbitos digitales, en especial ante la Inteligencia Artificial”. “Y divulgar los derechos y las libertades para que nadie se quede sin protección por desconocimiento”, resaltó.

El Defensor del Pueblo, Ángel Gabilondo, compartió gran parte de estas propuestas y planteamientos. En concreto, apuntó que su labor no consiste en situarse “ni contra ni frente a las administraciones, sino ante ellas”, en defensa de los derechos de la ciudadanía. Subrayó que la institución que representa camina “al compás de los pasos de la ciudadanía”, no como una entidad visionaria, sino con los derechos humanos como guía y espejo constante: “libertad, justicia y seguridad”.

Para Gabilondo, el verdadero sentido de su labor no se mide en el número de quejas tramitadas, sino en la capacidad de atender a quienes, sintiéndose lejos de la Administración, acuden al Defensor no como último recurso, sino en busca de una ayuda que no han encontrado por otras vías. En este contexto, otorgó un papel central a la palabra, entendida como instrumento de reconocimiento, reparación y respuesta. “Escuchar no es solo poner el oído —afirmó—, sino tomar medidas a raíz de lo que han dicho de ti”. Por ello, reivindicó la necesidad de formular resoluciones motivadas, argumentadas y justificadas, no solo desde la oficina del Defensor del Pueblo, sino por parte de todas las personas e instituciones con capacidad de decisión pública.

INCORPORACIÓN, UNA PALABRA HERMOSA

Gabilondo, además, indicó que el compromiso con los derechos humanos debe traducirse en hechos concretos y en una mirada inclusiva hacia las realidades más complejas de la sociedad actual. En este sentido, matizó que la palabra “integración”, aunque hermosa, le resulta insuficiente, y que prefiere hablar de “incorporación”, una noción que implica una verdadera inclusión activa de todas las personas en la sociedad. “Tenemos que incorporarlos plenamente”, insistió, refiriéndose especialmente a los ámbitos de la vivienda y la inmigración. Como ejemplo, invitó a reflexionar sobre la situación que se vive en el aeropuerto de Madrid, “donde en una sala se encuentran quienes piden asilo y, en los pasillos, hay muchas personas durmiendo en el suelo”.

“Mi obligación —dijo— es estar en los dos lugares”. También alertó sobre el creciente número de casos de enfermedad mental, que, a su juicio, constituye un síntoma profundo de lo que está ocurriendo en nuestra sociedad. En este contexto, recalcó que “todas las personas tienen derechos”, sin jerarquías ni excepciones, y recordó que cada resolución, cada intervención del Defensor, tiene detrás vidas concretas. “Esa convicción es la que nos mantiene vivos”, concluyó.

Y finalizó afirmando que el futuro no será fruto del azar, sino que dependerá directamente de lo que hagamos en el presente. A su juicio, muchas de las dificultades actuales provienen, paradójicamente, de los logros alcanzados por la propia sociedad del bienestar. “A veces —advirtió—, da la impresión de que la gestión de esas mejoras se convierte en un problema en sí mismo”, especialmente cuando se tarda en dar respuesta a personas con discapacidad o en situación de dependencia.

Recordó que cada avance viene acompañado de nuevas exigencias que deben ser atendidas con responsabilidad, y lamentó que algunas leyes aprobadas no se desarrollen plenamente, al carecer de presupuesto o de reglamentos que las hagan efectivas. “Tenemos que ser conscientes de nuestras limitaciones, por muy maravillosa y en progreso que sea nuestra sociedad”, concluyó, apelando a una ciudadanía activa, crítica y comprometida con los valores que sostienen los derechos humanos

RESPALDO INSTITUCIONAL

La celebración arrancó con unas palabras de bienvenida a cargo del presidente del Parlamento de Navarra, UnaI Hualde. “El trabajo de María Jesús Aranda, Francisco Javier Enériz, Patxi Vera y de todas las personas que han formado y forman parte de la Oficina del Defensor del Pueblo han contribuido a labrar el merecido prestigio y el buen nombre que esta institución ha alcanzado en la Comunidad foral”, dijo.

Hualde también elogió el papel de la institución como un instrumento clave de supervisión de la Administración y de defensa de los derechos frente a posibles abusos o negligencias. Así, opinó que “sus recomendaciones, advertencias y respuestas a quejas ciudadanas permiten mejorar la atención institucional y reforzar la confianza de la ciudadanía”. Y subrayó que, tanto el Defensor del Pueblo como la Cámara de Comptos, son ejemplo del buen hacer institucional derivado del autogobierno de Navarra. “Nuestra calidad democrática se sostiene en órganos como estos, que actúan como brújula y oráculo para preservar el interés general y fortalecer nuestra comunidad”, concluyó.

Posteriormente, María Jesús Aranda y Francisco Javier Enériz, predecesores del actual Defensor del Pueblo de Navarra-Nafarroako Arartekoa recordaron los primeros hitos de la institución. Una entidad que, según los datos ofrecidos, ha atendido a lo largo de sus veinticinco años de trayectoria  a más de 146.000 personas.

A partir de esa referencia, María Jesús Aranda rememoró que los inicios fueron "duros pero también apasionantes", y expresó su satisfacción por compartir el acto con su sucesor, Javier Enériz, con quien, junto al actual defensor, conforman la breve pero significativa lista de personas que han ostentado este cargo. "Es una institución con la que me siento muy implicada", insistió.

Aranda explicó cómo tuvo que elaborar “prácticamente a mano” el primero presupuesto de la institución, con el apoyo de su equipo y la colaboración del interventor, quien le ofreció la seguridad jurídica necesaria para empezar con buen pie. Y que, nada más constituirse, comenzaron a trabajar con 40 quejas sobre la mesa. “Este es el mejor dato para constatar la necesidad del Defensor”, dijo. Aranda quiso también agradecer especialmente el compromiso de su equipo, “porque, aunque se trata de una institución personalista, sin ellos habría sido muy difícil sacar el trabajo adelante”, y reconoció el respaldo que recibió de otras defensorías en los primeros compases de su mandato.

Mientras que Francisco Javier Enériz puso en valor haber recibido la institución en “perfecto estado de revista” en 2007, con una situación económica envidiable gracias al trabajo previo de María Jesús Aranda, a quien no dudó en elogiar por haber dejado “todo en orden y bien asentado”. En ese sentido, declaró que los primeros años de su mandato fueron relativamente tranquilos, hasta que en 2011 estalló la crisis económica y comenzó un periodo especialmente complicado para muchas instituciones. “Se empezó a hablar de recortes, también en los presupuestos y en la propia existencia de entidades como la nuestra”, explicó. De hecho, algunas defensorías como las de Castilla-La Mancha o Murcia llegaron a suprimirse. Fue entonces cuando le tocó “salir a defender la utilidad y el valor esencial” de la institución: “Hacemos un trabajo fundamental, porque muchas personas no saben dónde acudir cuando se vulneran sus derechos”.

Y mencionó especialmente la etapa final de su mandato, marcada por la pandemia, que calificó de “horrorosa” por lo que supuso en términos de recorte de derechos personales: “Todo eran sanciones, restricciones, y los servicios esenciales desaparecieron”. Un contexto especialmente duro, aseguró, que puso a prueba, más que nunca, el papel del Defensor del Pueblo como garante de los derechos fundamentales.

La clausura, por su parte, corrió a cargo de la presidenta del Gobierno de Navarra, María Chivite, quien aseguró que el Defensor del Pueblo de Navarra es “una institución esencial para mejorar la calidad democrática y garantizar los derechos y libertades de la ciudadanía”.

Chivite subrayó, por otro lado, su independencia política y su papel como instrumento de control y equilibrio entre poderes, destacando que su labor refuerza la confianza de la sociedad en las instituciones. Y aunque, según comentó, “ni es un juez ni dicta sentencias, su labor es necesaria porque coloca a la ciudadanía en el centro mismo de la acción política”. “Gracias a su trabajo, las personas se sienten más protegidas frente a la Administración y saben que tienen una vía para hacer valer sus derechos”, concluyó María Chivite.

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